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Roma, 13 ago – A settembre, uscirà il mio quinto libro per Altaforte Edizioni, intitolato “Le vite delle donne contano“. Con la prefazione di Francesco Borgonovo, la postfazione di Chiara Magnificat e una toccante lettera scritta da Alessandra Verni, la coraggiosa e determinata mamma di Pamela Mastropietro, il libro tratta delle violenze contro le donne e dei femminicidi commessi da immigrati, clandestini, richiedenti asilo e rifugiati in Italia e in Europa. È il manifesto che documenta il fallimento della società multiculturale nel Vecchio Continente. Il settimo capitolo è intitolato «Il Regno Unito ha censurato le violenze degli immigrati per evitare tensioni razziali».
Le autorità britanniche hanno condannato pure ragazzini di 12 anni
Nelle ultime due settimane, le autorità britanniche hanno arrestato e condannato sia i manifestanti che hanno preso parte alle rivolte anti immigrazione sia i proprietari degli account social che hanno pubblicato «informazioni inesatte» sull’identità dell’autore della strage di bambine di Southport, il 17enne Axel Rudakubana di origine ruandese.
Sono addirittura stati condannati due ragazzini di 12 anni perché erano presenti alle manifestazioni. Un uomo di 53 anni è stato condannato a 26 mesi di reclusione per «aver gesticolato e urlato» contro le Forze dell’ordine durante le rivolte di Hartlepool.
Nel frattempo, per aumentare il clima intimidatorio, il dem New York Times ha stilato una vera e propria lista di proscrizione dove sono elencate le persone che riportano le violenze degli immigrati e delle seconde generazioni in Europa. È stata inclusa pure la sottoscritta: «Altre figure hanno una portata internazionale simile, tra cui Eva Vlaardingerbroek nei Paesi Bassi, Martin Sellner in Austria e Francesca Totolo in Italia. Spesso amplificano i post l’uno dell’altro, formando una camera di eco globale di odio verso i migranti».
Il citato “Global Project Against Hate and Extremism” è un’organizzazione che collabora attivamente con la fondazione dello speculatore George Soros, colui che, tramite i finanziamenti a partiti, esponenti politici, organizzazioni, stampa e fact checker, sta imponendo la sua agenda politica immigrazionista da almeno due decenni.
Il doppio standard delle autorità britanniche
Nel mio libro “Le vite delle donne contano“, ho perfettamente documentato il doppio standard delle autorità britanniche, deboli con gli immigrati e le seconde generazioni, forti con i cittadini britannici autoctoni. Eccone un estratto.
… «Quanto emerse dall’inchiesta Operazione Liden è la prova provata che il politicamente corretto non solo è irritante e idiota, ma può perfino mietere vittime innocenti, e non in senso figurato. Il politicamente corretto insabbiò per decenni diverse indagini delle autorità britanniche riguardanti le cosiddette minoranze oppresse: il timore era quello che le risultanze affiorate potessero accendere tensioni sociali e determinare una deriva razzista tale da destabilizzare l’intero Stato. Nel Regno Unito, portato come esempio di buona integrazione dal fronte progressista mondiale, gli inquirenti sacrificarono migliaia di giovani donne sull’altare del multiculturalismo indotto per non evidenziarne il suo fallimento ideologico.
L’Operazione Liden riguardava i fatti svoltisi prevalentemente nel South Yorkshire in un arco temporale che andava dai primi anni Novanta al 2013, l’anno in cui venti persone furono condannate a una pena complessiva 200 anni di carcere. Questa sentenza inchiodò una parte dei membri di una gang islamica composta da 96 uomini in maggioranza di origine pakistana. E fu proprio la nazionalità dei criminali a rallentare le indagini e a consentire che questi potessero continuare con le violenze.
Quello che successe nei vent’anni precedenti alla condanna dei venti membri della grooming gang diventò una certezza e rimarrà per sempre come una macchia indelebile nella storia delle autorità britanniche: il voluto rallentamento e la limitatezza delle indagini garantirono l’impunità e la possibilità di continuare a perpetrare mostruose violenze agli indagati, nonché a reclutare nuove prede. Le vittime, oltre 1.400 giovanissime bianche di età compresa tra i dodici e i sedici anni, vennero lasciate sole e abbandonate proprio dalle istituzioni che avrebbero dovuto proteggerle»…