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Roma, 30 ott – In articolo pubblicato sul sito Articolo 21, la giornalista Sara Lucaroni descrive il libro “Le vite delle donne contano” come “un pescato a strascico in rete di notizie e presunti dati a sostegno di tesi razziste e islamofobe. Oltre ad essere, oggettivamente, una bieca operazione di strumentalizzazione del dolore delle famiglie delle vittime di drammatici casi di cronaca nera (come quelle citate nel sottotitolo) e della piaga della violenza contro le donne”.
Inoltre, la Lucaroni si chiede perché non sia stata boicottata la presentazione del libro presso la Sala Giostra del Saracino del palazzo comunale di Arezzo, organizzata dal consigliere comunale di centrodestra Roberto Bardelli, in collaborazione con le associazioni Difesa dei Valori e Spazio Lacerba, perché “Arezzo è medaglia d’oro alla resistenza” e il “Comune è la casa dei cittadini e della democrazia”, scrive la giornalista. Tutto ciò lo fa mettendo pure una orripilante croce nera sui volti delle giovani vittime Pamela, Lola e Desirée.
La sottoscritta crede fermamente che la Lucaroni non si sia nemmeno presa il disturbo di leggere il libro perché, tra i casi elencati di violenza e omicidio, sono presenti anche quelli che hanno riguardato bambine, ragazze e donne straniere, nonché un capitolo intero sui delitti d’onore, le mutilazioni genitali e la tratta delle schiave del sesso di cui sono vittime le immigrate.
Non voglio entrare nemmeno nel merito delle accuse calunniose della Lucaroni nei confronti della sottoscritta perché la giustizia ha già fatto il suo corso assolvendomi da ogni querela temeraria e archiviando altri casi. Gli attacchi livorosi contro la mia persona qualificano perfettamente i personaggi che li diffondono. Preferisco, quindi, lasciare la parola ad Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro, perché questo è proprio l’obiettivo principale del libro “Le vite delle donne contano”, ovvero dare un microfono mediatico a quelle vittime che non hanno avuto una vera giustizia.
La replica di Alessandra Verni
“La recente critica di Sara Lucaroni a Francesca Totolo solleva interrogativi profondi e dolorosi. In un momento in cui le storie di donne uccise, come quella tragica di mia figlia Pamela Mastropietro, richiedono la nostra attenzione e compassione, ci troviamo di fronte a una divisione che sembra allontanarci dall’essenza di ciò che è giusto.
Il libro di Francesca Totolo, ‘Le vite delle donne contano’, non è solo una raccolta di narrazioni; è un grido di aiuto, un invito a riconoscere il valore di ogni vita persa e di ogni storia silenziata. Invece di unirci per onorare queste vite e chiedere giustizia, Sara Lucaroni ritiene sia più importante discutere di etichette politiche e patrocinio attaccando l’autrice del libro. È vergognoso perché da mamma della vittima, mi chiedo dove erano queste persone quando la tragedia ci ha colpito? Dove sono state quando altre donne hanno subito violenze indicibili?
In un mondo in cui la violenza di genere continua a mietere vittime, le divisioni politiche sembrano insignificanti. Dobbiamo ricordare che queste storie non sono solo statistiche, ma rappresentano vite reali, sogni infranti e famiglie distrutte. È tempo di mettere da parte le bandiere politiche e unirci in un’unica lotta. Ogni donna ha il diritto di vivere senza paura. Ogni storia merita di essere ascoltata e rispettata. Facciamo si che il dolore di queste esperienze ci unisca, spingendoci a lavorare insieme per un futuro in cui la giustizia e il rispetto prevalgano. È solo attraverso la solidarietà e l’empatia che possiamo realizzare un cambiamento reale e duraturo”.
No, non mi piegherò mai
Solo un ultimo appunto riservato a Sara Lucaroni e a Articolo 21, non nuovi a questi attacchi contro la sottoscritta: mi troverete sempre in piedi contro quell’ideologia immigrazionista che cercate di diffondere, arrivando pure a chiedere il boicottaggio delle voci delle vittime sacrificate sull’altare della società multiculturale.