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Roma, 12 set – Dal 5 settembre, il mio nuovo libro-inchiesta “Le vite delle donne contano” è disponibile sul mio sito, sulle principali piattaforme online e nelle librerie. Con la prefazione di Francesco Borgonovo, la postfazione di Chiara Magnificat e una toccante lettera scritta da Alessandra Verni, la coraggiosa e determinata mamma di Pamela Mastropietro, il libro tratta delle violenze contro le donne e dei femminicidi commessi da immigrati, clandestini, richiedenti asilo e rifugiati in Italia e in Europa. È il manifesto che documenta il fallimento della società multiculturale nel Vecchio Continente e delle politiche di accoglienza dei governi europei. Ecco a voi due storie emblematiche tratte dal paragrafo “Clandestini non rimpatriati liberi di stuprare”.
Bologna, il caso del somalo clandestino
A Bologna, all’inizio del febbraio del 2024, un ventenne clandestino somalo venne arrestato per aver aggredito e tentato di stuprare una ragazza in zona universitaria. La vittima si salvò e mise in fuga l’extracomunitario perché, mettendosi a gridare, aveva richiamato l’attenzione degli avventori di un bar. Una ventenne che era corsa per soccorrere la ragazza venne presa a calci dal fuggitivo. Dopo il processo con il rito direttissimo per violenza sessuale e lesioni, il somalo venne liberato (ex articolo 121) perché l’arresto non era avvenuto in flagranza e ne fu disposto il rimpatrio con il trasferimento nel Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri) di Milano. Il tribunale del capoluogo lombardo lo aveva rimesso in libertà perché non ritenuto «socialmente pericoloso». A quel punto, la procura di Bologna, emise un nuovo provvedimento di fermo. Il somalo venne rintracciato nel Cas (Centro di accoglienza straordinaria) di Malalbergo. L’arresto non venne poi convalidato dal giudice che ritenne sufficiente la misura dell’obbligo di dimora nel Cas con il divieto di allontanamento dal Comune e l’obbligo di firma alla stazione dei carabinieri di Altedo.
Il nigeriano mai rimpatriato che ha stuprato due donne e una ragazza
Sbarcato in Italia nel 2015 come richiedente asilo, il clandestino nigeriano Valentine Omwanta venne arrestato per la prima volta a Trapani nel 2016. Fu condannato a sette anni di reclusione per aver stuprato una donna di cinquantasette anni. Tornato in libertà dopo sei anni con un ordine di espulsione dal territorio nazionale in tasca, si trasferì sul litorale romano dove, nel maggio del 2023, ad Anzio, violentò brutalmente per ore una ragazza di diciannove anni in una cascina abbandonata.
Arrestato dopo due mesi di indagini, si era scoperto che il suo Dna corrispondeva al materiale biologico trovato sul corpo di un’altra donna. La quarantaquattrenne era stata violentata nel quartiere della Garbatella la sera del 30 settembre del 2022. «In entrambi gli episodi di violenze le vittime sono state seguite e poi aggredite. L’arrestato si aggirava come un predatore per poi colpire. Inoltre, sono indicative la violenza e la brutalità con cui l’arrestato si è accanito sulle donne. L’uomo ha utilizzato dei guanti e un laccio con cui ha legato la ragazza di Anzio e la vittima della Garbatella. Infine, in entrambi gli abusi, ha stretto le vittime al collo», aveva dichiarato dalla procura.