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Roma, 29 ago – Dal 5 settembre, il mio nuovo libro-inchiesta “Le vite delle donne contano” sarà disponibile sul mio sito, sulle principali piattaforme online e nelle librerie. Con la prefazione di Francesco Borgonovo, la postfazione di Chiara Magnificat e una toccante lettera scritta da Alessandra Verni, la coraggiosa e determinata mamma di Pamela Mastropietro, il libro tratta delle violenze contro le donne e dei femminicidi commessi da immigrati, clandestini, richiedenti asilo e rifugiati in Italia e in Europa. È il manifesto che documenta il fallimento della società multiculturale nel Vecchio Continente e delle politiche di accoglienza dei governi europei. Ecco a voi una piccola anticipazione tratta dal IV capitolo intitolato “Lo stupro come arma di conquista”.
Ragazze prede dell’immigrazione di massa
… Le statistiche del Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale riguardanti il reato di violenza sessuale sono sempre più allarmanti. Dal 2018 al 2023, il 38% delle persone denunciate/arrestate per stupro ha riguardato stranieri, il 9% dei residenti in Italia considerando anche i clandestini. Gli immigrati hanno una propensione al reato di violenza sessuale 6 volte superiore rispetto a quella degli italiani. I clandestini, addirittura, 25 volte superiore. Nello specifico, 11.141 donne sono state stuprate da stranieri, 4.231 da immigrati irregolari.
Nel settembre del 2017, l’avvocato Carmen Di Genio, allora membro del Comitato Pari Opportunità della Corte d’Appello di Salerno, affermò, intervenendo al Convegno Nazionale sulla sicurezza e la legalità: «Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare, probabilmente non conosce questa regola».
Questa dichiarazione si riferiva allo stupro di gruppo di Rimini dell’agosto precedente, dove una ragazza polacca era stata violentata da quattro stranieri sulla spiaggia mentre il suo fidanzato veniva ripetutamente picchiato e minacciato. «I tre tenendomi anche per la gola quasi a strozzarmi, facendomi rimanere senza respiro, mi calavano i pantaloni e poi gli slip. Mentre i due mi tenevano ferma con le gambe aperte, il terzo abusava sessualmente di me, penetrandomi nella vagina, dando poi il cambio agli altri due, che mi penetravano anche loro nella vagina», si leggeva nella deposizione della ragazza rilasciata al giudice per le indagini preliminari. Quella stessa notte, i quattro africani stuprarono anche un trans peruviano: «Uno dei giovani mi colpiva alla testa con una bottigliata mentre un secondo mi sferrava un violento pugno allo zigomo sinistro (…) Si alternavano nello stupro»
Le Forze dell’Ordine diramarono dei video che avevano immortalato i quattro stupratori. Così, due fratelli marocchini di quindici e diciassette anni decisero di costituirsi ai carabinieri della stazione di Vallefoglia, nel Pesarese, dove risiedevano.
Questo poi portò all’arresto di un nigeriano di sedici anni e dell’unico maggiorenne del gruppo, il ventenne congolese Guerlin Butungu, sbarcato in Italia come richiedente asilo e titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari…