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Roma, 23 ago – Nel settimo capitolo del libro “Le vite delle donne contano”, il quale sarà pubblicato da Altaforte Edizioni il 5 settembre, ho documentato l’esplosione dei reati violenti ai danni delle donne, spesso poco più che bambine, nel Regno Unito. In un precedente articolo, avevo offerto un’anteprima riguardante i crimini delle grooming gang di pakistani, le quali hanno ucciso, violentato, sequestrato e indotto alla prostituzione centinaia di ragazzine fragili, ritenute «spazzatura bianca». Per decenni, questi bestiali crimini sono stati nascosti sotto al tappeto dalle autorità britanniche perché potevano accendere tensioni sociali e determinare una deriva razzista tale da destabilizzare l’intero Stato.

Ora, nel Regno Unito, è in atto una vera e propria deriva autoritaria fatta di arresti e condanne nei confronti dei manifestanti anti immigrazione. Si può venire condannati anche per un post contenente «informazioni inesatte» sui social network. Addirittura, le principali testate britanniche non stanno più indicando le generalità dei criminali, nemmeno quando sono stati arrestati in flagranza di reato.
L’aumento esponenziale delle violenze sessuali
In Inghilterra e Galles, in soli 20 anni, le violenze sessuali sono passate da 14.013 a 67.928, ovvero sono aumentate del 385 per cento.

Sempre negli ultimi 20 anni, i reati di violenza contro la persona sono passati da 845.673 a 2.014.390, un aumento del 138 per cento.

Dal 2000 al 2020, nel Regno Unito, la popolazione di immigrati è aumentata del 98 per cento, passando da 4,73 e 9,36 milioni. Nel 2020, i residenti non Ue erano ben 6 milioni. Le nazionalità più presenti erano indiani, pakistani, nigeriani e bengalesi.

Questi dati evidenziano una netta correlazione tra l’aumento delle violenze sessuali e l’aumento del numero degli immigrati. Ormai è chiaro che culture non assimilabili difficilmente riescono a integrarsi nei Paesi europei, come ho documentato nel libro “Le vite delle donne contano”.