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Roma, 23 mag – Dopo il bestiale stupro di Rimini perpetrato da una banda di africani (un richiedente asilo congolese, due marocchini e un senegalese) contro una giovane turista polacca nell’agosto del 2017, Carmen Di Genio, avvocato e membro del Comitato Pari Opportunità della Corte d’Appello di Salerno, dichiarò: “Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare, probabilmente non conosce questa regola”. Nelle carceri italiane, il 41 per cento dei detenuti per il reato di violenza sessuale è un cittadino straniero, l’8,5% della popolazione residente in Italia. Ciò significa che gli immigrati hanno uno propensione al reato di violenza sessuale 7 volte superiore a quella degli italiani.
Diversi anni fa, consapevole della diversa cultura degli immigrati, la Norvegia ha istituito il corso “No significa no” destinato ai richiedenti asilo per prevenire la violenza contro le donne, in particolare lo stupro, e per insegnargli come interpretare i costumi nel Paese che li sta ospitando.
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