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Roma, 21 mag – Diversi politici negli ultimi anni hanno parlato di sostituzione etnica mentre altri cercavano di banalizzare e ridicolizzare la questione. La «Replacement Migration» non è un fenomeno teorizzato da complottisti con la stagnola in testa, visto che fu messa nero su bianco da un documento della Nazioni Unite del 2000: all’Italia, veniva consigliato di importare «6.500 immigrati all’anno per ogni milione di abitanti», ovvero circa 400.000 immigrati all’anno.
Basta comunque farsi una passeggiata in qualsiasi città italiana per capire che la nostra Nazione è pesantemente cambiata demograficamente negli ultimi vent’anni. Gli stranieri, regolari o clandestini, e i cosiddetti nuovi italiani sono passati dai 2.064.373 del 2003 ai 7.240.716 del 2022, un aumento di ben 5.176.343 di persone non nate in Italia. Mentre la popolazione immigrata residente cresceva, il numero degli italiani calava, passando da 55.756.697 del 2003 a 52.299.417 del 2022, ben 3,5 milioni in meno.
Nel 2003, gli italiani autoctoni erano il 96 per cento della popolazione residente mentre gli stranieri il 4 per cento. Nel 2022, gli italiani sono diventati l’88 per cento della popolazione residente, gli stranieri il 12 per cento. Quindi, in soli 20 anni, gli stranieri sono aumentati del 251 per cento. Dopo la flessione del 2012, la percentuale di stranieri ha ripreso ad aumentare con la grande ondata di immigrazione iniziata nel 2013.
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