Share This Article
Roma, 1 ago – L’immagine iconica di Donald Trump sopravvissuto all’attentato oscurata da Facebook perché «foto alterata secondo i fact checker indipendenti», l’intelligenza artificiale di Zuckerberg che afferma che l’attentato al tycoon è «un evento immaginario» o di non aver «accesso alle informazioni più aggiornate», la parodia dell’Ultima Cena durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi bannata da Meta per «contesto mancante» dopo la scure del fact checking team di Open: benvenuti nell’epoca della post-verità dove il presente è riscritto dai fact checker e dall’intelligenza artificiale dem.
Facebook è poi tornato sui suoi passi, eliminando la dicitura «foto alterata» dall’immagine di Trump sopravvissuto all’attentato. Da dove era nato l’equivoco? Dall’algoritmo che aveva tenuto conto di un fact checking di Open.
Censurano il presente esattamente come hanno fatto con il passato
“Chi controlla il passato, controlla il futuro. Chi controlla il presente, controlla il passato”, scriveva George Orwell in 1984. La realtà ha superato perfino un romanzo distopico. Ora, il presente è riscritto nell’immediato dai fact checker e dall’intelligenza artificiale, alla quale si stanno già affidando autorevoli testate internazionali per facilitare la scrittura degli articoli. E allora, l’attentato a Trump non è mai avvenuto e quella che sta percepita da mezzo mondo (pure quello islamico) come la parodia dell’Ultima Cena diventa una bufala. Attendiamo che i debunker affermino che l’acqua della Senna non è inquinata perché nessun triatleta è morto. D’altronde, il 17 luglio scorso, il sindaco di Parigi Anne Hidalgo ha sguazzato in quelle acque infestate dai batteri fecali. Non è dato sapere se in seguito abbia avuto delle conseguenze.
Gli stessi debunker avevano pure più volte affermato che Joe Biden non presentava alcun disagio cognitivo. Secondo i detentori della verità, era solo propaganda contro il presidente degli Stati Uniti. Era solo il «contesto mancate», non l’evidente malessere mentale di un presidente che poi si è ritirato dalla corsa alla Casa Bianca. Addirittura, sono arrivati a pubblicare pure dei fact checking sui Simpson.
I fact checker italiani sono veramente indipendenti?
«In guerra, la verità è la prima vittima», affermava Eschilo. Ormai la vera guerra si combatte sul campo dell’informazione. Open, testata fondata da Enrico Mentana, detiene lo scettro del debunking in Italia. Come già spiegato, è in grado di oscurare le notizie su Meta. «Lo studio Dla Piper è la nostra stampella», dichiarava il direttore del TgLa7 dopo la fondazione della testata. Nella società di Mentana, è stato pure incluso come socio l’avvocato Giampiero Falasca, partner dello stesso studio legale. Al Dla Piper, era associato Douglas Emhoff, marito di Kamala Harris, il quale si è preso un periodo di aspettativa dopo essere diventato second gentlemen.
Peraltro, come ammesso da Mentana, Open «vive sui proventi delle inserzioni pubblicitarie». Altri fact checker, italiani e stranieri, hanno rinunciato alla raccolta pubblicitaria per mantenere una completa indipendenza editoriale. Open, no.